La festa della Donna e i valori di marca

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Non solo operazione di marketing

 

Più commercialmente nota come la Festa della Donna, il nome di questa importante giornata era originariamente e più giustamente Giornata internazionale della Donna.

Tale giornata, i cui festeggiamenti risalgono ai primi del Novecento, per molti anni è stata associata a una tragedia accaduta nel 1908 all’interno di una fabbrica tessile di New York che avrebbe avuto come protagoniste molte operaie rimaste uccise durante l’incendio. In realtà quell’incendio è stato confuso con un altro nella stessa città avvenuto nel 1911 dove si registrarono 146 vittime, tra cui molte donne.

I fatti che hanno portato all’istituzione della Festa della Donna sono invece più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto.

Il primo importante evento fu il VII Congresso della II Internazionale socialista svoltosi a Stoccarda nel 1907 dove per la prima volta uno dei temi di discussione verteva appunto intorno al tema del voto alle donne.

Successivamente, nel 1908, la socialista Corrine Brown presiedette la conferenza del Partito Socialista a Chicago, che venne ribattezzata “Woman’s Day” durante la quale si parlò dello sfruttamento dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto.

Alla fine dello stesso anno, il Partito Socialista americano decise di dedicare l’ultima domenica di febbraio del 1909 all’organizzazione di una manifestazione per il voto alle donne. La prima “giornata della donna” negli Stati Uniti si svolse quindi il 23 febbraio 1909.

Un paio di anni dopo la Giornata internazionale delle Donne approdò a Copenaghen e solo nel 1922 arrivò in Italia.

Per molti anni Europa e Stati Uniti hanno celebrato in giornate diverse questo importante giorno.

A poco a poco i movimenti femministi nel mondo hanno acquisito sempre più forza e autorevolezza facendo uscire sempre di più le donne da quei confini entro cui l’uomo le aveva rinchiuse e solo nel 1975, definito dalle Nazioni Unite come l’anno Internazionale delle Donne, l’8 marzo è diventata ufficialmente la giornata celebrativa dei movimenti femministi di tutto il mondo che proprio in quel giorno hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.

Duro constatare che dopo tanti anni la situazione, a parte il diritto di voto, non sia cambiata un gran che in termini di pari opportunità nel mondo del lavoro, dei salari e dei riconoscimenti dal momento che ancora ci troviamo a dover lottare ogni giorno con gli stessi stereotipi e le stesse disuguaglianze di trattamento.

La festa della Donna non è solo una questione di marketing

Negli anni poi la Festa della Donna ha perso gran parte del suo significato e, come sempre accade in questi casi, ha finito con l’assumere un significato prettamente commerciale che si concretizza in mariti e fidanzati che regalano la mimosa alle proprie compagne e donne che si concedono la serata fuori con le amiche e magari anche un momento di trasgressione segnale però di un’evidente profonda frustrazione.

Da qui tutti gli stereotipi del caso messi in campo dai brand seguono a ruota libera questo clima di pochezza e profonda mancanza di significato relegando le donne ancora una volta a “mamme” e “mogli” che possono prendersi un giorno di vacanza dai loro quotidiani impegni. Tutto questo mentre all’interno di quelle stesse aziende così brave a creare contenuti emozionalmente coinvolgenti, non si trova traccia di tematiche quali pari opportunità e di salari, inclusività, rispetto e diversity.

Perché essere Donna Professionista in questa società fa ancora la sua differenza agli occhi di coloro che sono a capo delle organizzazioni e dove spesso vengono etichettate come: meno capaci, meno disponibili in termini di tempo e più lunatiche (soprattutto in quei giorni).

Ecco che allora la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna non può essere solo una questione di marketing.

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La festa della Donna: storie di inclusività e parità

Non può essere una mera operazione di marketing e questo vale per la Festa della Donna così come per qualsiasi altro evento celebrativo a cui di solito le aziende, soprattutto i brand più famosi rispondono a grand voce con campagne realizzate a regola d’arte. Basti pensare alle giornate del Gay Pride tranne per il fatto di non avere poi all’interno un vero piano di inclusività organizzativa e alla Festa del lavoro tranne poi scoprire che non vengono pagate le ore di straordinario o che se decidi di allargare la famiglia rischi il licenziamento tanto per fare un paio di esempi.

Pensate che bello se a un certo punto le aziende smettessero di raccontarsi attraverso le immagini patinate di una campagna pubblicitaria ben riuscita per raccontare le storie vere delle Donne che lavorano al loro interno dimostrando con i fatti le azioni messe in campo a valorizzazione del loro apporto professionale:

  • le opportunità che gli vengono date ogni giorno

  • un piano welfare con servizi a supporto anche dell’ essere madre e moglie oltre che professioniste

  • la parità salariale tra pari livello

  • la presenza di cariche manageriali femminili

  • la promozione per merito e non per compromesso

  • la divulgazione di una cultura di genere che renda il dialogo professionale egualitario

  • modalità di lavoro flessibile e smart working

Questa sarebbe la vera svolta nella Celebrazione della Festa della Donna con tutti i risvolti positivi conseguenti quali:

  • aumento del valore reputazionale

  • maggiore soddisfazione sul lavoro porta a una maggior produttività

  • dipendenti fidelizzati e pronti a sostenere l’azienda anche nei momenti più sfidanti

  • riconoscibilità di azienda etica da parte del mercato, sia lato clienti che stakeholder

  • maggiore capacità di attrazione di persone determinate e capaci che vorranno crescere nella tua azienda

  • gestione manageriale più equilibrata non dettata dal solo potere del “testosterone”

  • capacità relazionale interna più empatica e meno dominante (in genere chi le ha, non ha necessità di farle vedere)

La Festa della Donna: marketing SI, marketing NO

In conclusione smettiamo di ricordarci che le Donne hanno un valore solo l’8 marzo facendole sentire importanti con un rametto di mimosa ma impariamo ad utilizzare il marketing, quello etico e consapevole per valorizzare le vere azioni che vengono fatte all’interno delle organizzazioni per sostenere queste straordinarie risorse ancora troppo relegate a “segretarie”.

Le Professioniste Donne hanno il diritto di poter far bene il loro lavoro e di cogliere il frutto dei loro immensi sacrifici senza necessariamente scendere a compromessi, senza dover accettare un linguaggio maschilista e sessista nelle sale riunioni come unico modo che hanno certi “uomini” di sostenere con loro un dialogo di merito sulle competenze.

È un dato di fatto e statisticamente provato che le Donne hanno risultati migliori negli studi, anche quelli scientifici, e che spesso, chiamate a ricoprire ruoli manageriali portano a una crescita aziendale che si aggira intorno a una media del 15% dove ad aumentare non sarebbero soltanto i profitti ma anche il tasso di creatività e innovazione. [Fonte: IlSole24 Ore]

Una precisazione importante affinché nessuno si senta escluso da questo tema: l’inclusività e la parità vale tanto nelle grandi aziende come nelle medie o nelle piccole; le problematiche sono le stesse, solo di diverse dimensioni.

In questa giornata così importante allora vi propongo un patto: Voi aziende iniziate a promuovere politiche interne di maggior equilibrio e opportunità rispetto alla parità di genere, Io vi aiuterò a inserire le vostre azioni in un piano di comunicazione vero ed efficace ad alto impatto affinché di ciò possa beneficiarne inevitabilmente anche il vostro fatturato.

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